Alla Fiorentina vista ieri non si può rimproverare la mancanza d’impegno, specie nel secondo tempo, perché la squadra ha giocato meglio di altre volte, ha creato diverse occasioni per segnare e avrebbe meritato almeno il pareggio. Ancora una volta, però, sono apparsi evidenti i problemi - macroscopici - che accompagnano la Viola da molto tempo. Due su tutti: in attacco, anche quando si vengono a creare ottime occasioni da gol, non si riesce a segnare, vuoi perché imprecisi o perché ci si mette di mezzo la sfortuna; dietro si subiscono troppe reti (35 in 22 gare), complici errori di singoli o di reparto. Il risultato, dunque, è che la Fiorentina oggi segna pochissimo e subisce troppo. Se a questo si aggiunge che Dragowski può avere una giornataccia, che Prandelli ritarda il momento dei cambi e la rosa, diciamolo ancora una volta, non dà alternative di livello - complice un mercato invernale, come già sottolineato, che non ha rinforzato, almeno nell’immediato, la squadra e non ha corretto lacune evidenti -, è facilmente comprensibile il perché si navighi nei bassifondi della classifica. E perché non sarà assolutamente banale uscirne.
Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, partendo dal presupposto che essere ipercritici oggi serve a poco, dobbiamo concentrarci sui segnali positivi: l’atteggiamento, l’ottavo timbro di Vlahovic, la buona prestazione di Pulgar, la crescita costante di Quarta (che ha demeriti sul gol di Quagliarella, ma nel complesso, a mio parere, merita la sufficienza)... Ci vorrà tutto questo per venir fuori dalle sabbie mobili. E occorrerà ritrovare la perduta solidità difensiva. A partire da venerdì contro lo Spezia, avversario in grande forma, in quella che sarà ancora una volta una sfida decisiva. Abituiamoci: saranno gare decisive fino alla fine.
Articolo di Giacomo Cialdi